venerdì 22 novembre 2013

L'incendio di Lardaro - Secondo articolo

"La Gazzetta di Trento", 16 ottobre 1867

Sull'incendio da noi ieri accennato di Lardaro il nostro corrispondente dalle Giudicarie ci scrive in data di
Tione, 14 ottobre
Era la sera del 12 corrente circa le ore otto, che innalzar si vedeva nella regione verso mezzodì una fumana, e quella sempre più schiarirsi, e rosseggiare, come talora al tramontar del sole e verso oriente con aureo contorno risplende romita la nube, che si aggira leggiera pel firmamento. 
- Era fuoco - Quand'ecco un aggirarsi, un cicalare, un risolversi, onde prestar soccorso, ai miseri cui era destinato l'amaro calice.
"La Gazzetta di Trento", 20 ottobre 1867
L'autorità militare, gendarmi e popolo, tutti battere fra il buio della fredda notte, e l'imperversare del vento, la via per Lardaro dove un' immensa colonna di fuoco fra il crepitar delle travi e il sfracellar delle muraglie divorava 45 caseggiati ardenti a guisa di altrettante fornaci, per imprimere spietatamente a circa 80 famiglie il germe della desolazione.
E framezzo a tale raccapricciante scena, aprirsi altro lagrimevole spettacolo, dove sparsi per la campagna allo splendore del furente elemento, protetti facevano sentinella alle salvate masserizie mesti e taciturni i poveri disgraziati.
E qual consiglio! - Era inutile ogni sforzo, perché il vento divampava nuove fiamme, nuovo spettacolo, nuova desolazione.
Ma chi d'ora innanzi darà, nel freddo inverno ricovero a tante famiglie, e chi darà loro quello che occorre per vivere e coprirsi?
Voi! Seguaci delle dottrine del Santo de' Santi rammentate la Suprema legge che Egli insegnava sotto le Palme della Palestina, ed ispirati da quella siate fratelli a Chi Vi chiama in soccorso.
Lode frattanto alla sollecitudine delle Autorità ed ai generosi Dottor Carlo Pagnoni di Creto, Ermete Martinelli, e Giovanni Pizzini di Roncone che mettendo a pericolo la propria vita si distinsero pel bene d'un paese che dovette sentire gli effetti di sì profonda ferita.
Ricordatevi dei poveri fratelli di Lardaro.