mercoledì 7 maggio 2014

Alcune riflessioni dopo l'incendio di Bono

La Gazzetta di Trento, 19 luglio 1860

Stenico, 16 luglio 1860

Un tremenda sventura s'aggravava ieri sul villaggio di Bono, piccola terra del Bleggio inferiore. Un incendio manifestatosi verso le ore 3 pomeridiane distrusse in brev'ora l'intera Villa, le di cui case erano coperte a paglia privando di tetto 55 famiglie, e cagionando un danno di circa fior. 370,000. La velocità con cui il fuoco investì l'intiero villaggio in un' ora che gran parte della popolazione trovavasi alla Chiesa parrocchiale alle funzioni vespertine, fu causa che in questa disavventura s'abbiano a deplorare ormai due vittime, e tre altri si trovano in gravissimo pericolo di vita.
Non è compito nostro di internarci in più minuti dettagli, e lasciamo al rapporto uffiziale segnalare i tratti di eroismo con cui alcuni generosi esposero la propria vita per salvare quella dei loro fratelli. Sia lode a quei bravi! Essi troveranno la ricompensa nella propria coscienza - noi facciamo voti che il loro coraggio venga riconosciuto anche da parte della Superiore Autorità.
Prendendo occasione dal resoconto dell'Istituto Provinciale di mutua assicurazione contro i danni cagionati dagli incendi nell'anno 1858 noi abbiamo nella decorsa estate fatto udire in questo periodico la nostra povera voce per richiamare l'attenzione di tutti sopra un oggetto di sì alta importanza.
Testimoni oculari del desolante spettacolo che ieri offriva la villa di Bono, col cuore altamente addolorato per quelle vittime ancora fumanti, e per gli infelici che in questo momento lottano colla morte, noi vorremmo che il grido straziante di quei miseri arrivasse agli orecchi di tutti e che la nostra parola potesse con sì vivi colori ritrar quella scena, come noi l'abbiamo tuttora presente, ché allora saremmo certi che ben maggiori sarebbero le cautele per prevenire simili disastri.
Abbiamo sott'occhio il resoconto della Presidenza degli stati provinciali sui danni cagionati dagli incendi nella nostra Provincia durante l'anno 1859.
Pur troppo ne è forza confessare che i dati di quel resoconto sono sconfortanti. Ben 47 furono i casi d'incendio nel volger d'un anno - ed il danno complessivo ascende a fior. 268715:69 - danno che si può dir rilevante per una piccola e non ricca Provincia. - Di questi solo 54 devonsi ascrivere ad imprevedibile disastro, un fulmine, 3 alla umana malizia, 9 a fanciulli che giocavano con fiammiferi, 11 a difetto di costruzione di cammini, o mancanza delle dovute precauzioni nell'uso dei lumi, nel riscaldar le stufe, degli altri rimase ignota la causa.
Non difettano providissime leggi nell'uso e nella custodia dei zolfanelli fosforici, disposizioni che regolano la costruzione e la sorveglianza dei fabbricati, ma di fronte a tutte le cure dell'Autorità, i casi d'incendio si vanno ripetendo con una spaventevole frequenza.
"Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?"
nullo; lo diremo col divino Alighieri, la fine a tanto che le varie disposizioni di legge relative agli incendii, non si incarnano nella popolazione, la loro benefica influenza sarà sempre minima. L'autorità distrettuale col miglior zelo possibile non riuscirà mai a togliere per intiero i disordini relativi a questo importante interesse - le circolari diramate ai Comuni giacciono polverose negli archivi Comunali e raro è mai che vengano a conoscenza del pubblico.
Chi è chiamato ad esercitare in questo riguardo una importante influenza, sono i curatori d'anime, ed i maestri di scuola. E che? sarà forse estraneo al loro ministero, che talvolta facciano tema delle loro istruzioni l'obbligo che incombe gravissimo ad ognuno di non esporre a pericolo oltreché la propria, anche la vita e la sostanza altrui? di richiamar l'attenzione dei padri di famiglia sull'abbandono in cui lasciano i loro figli, o nella negligentata custodia dei zolfanelli?
Ne sovviene di un sacerdote venerando per austerità di costumi e per vasta dottrina come non se ne contano molti, che ora è salito a miglior vita, il quale chiedeva un giorno ad un nostro amico se fosse proibito il tender lacci agli uccelletti, dicendogli che amava saperlo, onde se divietato, influir sul suo gregge ad astenersene - poiché dalla trascuranza delle leggi umane, l'uomo si abitua a trasgredir le divine.
Così quell'uomo di vastissima mente, che nella sua vita avea coperte onorevolissime cariche scientifiche, non credeva estraneo al celeste suo ministero l'occuparsi di cosa che a taluno sembrerà forse futile. - Noi teniamo per fermo che se i signori Curatori d'anime facessero debito di coscienza alle madri di famiglia, massimo nel contado, di usare le dovute precauzioni in questa materia, avressimo a deplorare minor numero di incendii. - Per parte nostra saremo ben lieti se le nostre parole valessero ad impedirne anche un solo. - Vogliamo per ultimo ricordare che i genitori ritenuti in colpa di non aver custoditi i loro figli, sebbene associati al patrio istituto furono esclusi dalla rifusione del danno, e ciò assai giustamente. - Valga questa considerazione per chi non mosso dall'idea del dovere ha bisogno d'esser spinto dalla molla dell'interesse.