martedì 8 ottobre 2013

Gli alveari italo-americani

"L'Agricoltore", marzo 1875

Il premiato Apicoltore Sig. Alfonso degli Onorati spediva da Campo Lomaso ai primi di Gennaio u.s. una dettagliata relazione dell'andamento dell'apicoltura nel 1874. La sovrabbondanza delle materie non ce ne permise la stampa nella puntata di Febbraio di questo giornale, ed anche in questa dovremmo fare altrettanto se non avessimo creduto miglior partito di darne ai nostri lettori un estratto subito, anziché differirne di troppo la pubblicazione per esteso.
L'egregio sig. Onorati incomincia dal constatare che l'annata trascorsa fu sfavorevole all'apicoltura anche nel Distretto di Stenico. La temperatura persistentemente bassa nel Maggio sospese l'attività già spiegata da tutti gli alveari, fece perire la massima parte degli sciami e non pochi ceppi. Le colonie superstiti risentirono il danno sofferto fino verso la fine di Luglio e solamente ai primi di Agosto poterono indennizzarsi reintegrando sulla rigogliosa fioritura del Saraceno le stremate provvigioni. Le stravaganze della primavera influirono sinistramente tanto sull'apicoltura empirica che sulla razionale, però gli attenti cultori di questa poterono attenuarne i danni e sfruttarne nel massimo grado il raccolto offerto dalle fioriture autunnali ricavandone qualche vantaggio. Ciò conferma ognor più la superiorità del favo mobile, del quale si vanno aumentando i seguaci nel Distretto di Stenico.
Premesse queste notizie generali, il sig. Onorati passa a parlare del suo apiario, dai cui alveari ebbe la fortuna di non avere sciame alcuno. Nell'Agosto e nel settembre ricavò libb. 180 di miele, prodotto scarso se si voglia tener conto delle famiglie che popolavano l'apiario in numero di 29, poche però di queste concorsero a dare l'accennato raccolto.
Il Sig. Onorati ci avea partecipato nel 1873 di avere iniziato delle esperienze sulle arnie italo-americane o Dudini e ricordiamo di avere in questo giornale augurato i migliori risultati alle esperienze di lui. Sembra che i nostri augurii abbiamo avuto compimento, poiché egli tiene attualmente popolate 8 arnie italo-americane e da una di queste ottenne il bel prodotto di libb. viennesi 50 di miele. Il sig. Onorati trae argomento da ciò per conchiudere, che l'apicoltura purché sia trattata razionalmente può venire esercitata con profitto anche in zone ed in annate di temperatura incostante.
Nell'atto che lo ringraziamo per la interessante relazione trasmessaci, esterniamo la speranza di veder figurare alla nostra prossima Esposizione gli alveari italo-americani, dei quali fino quì non vennero constatati i successi neppure nell' "Apicoltore" di Milano.