giovedì 17 aprile 2014

La prima messa di don Eriberto Ricca

La Famiglia Cristiana, 18 luglio 1894

Godenzo, 15 luglio.
(To.) (Messa novella). Sebbene il cielo diluviasse una gran folla di popolo dai varii paeselli di Lomaso accorse ad assistere al sempre caro ed imponente avvenimento, quale si è la prima S. Messa di un novello sacerdote compaesano. La fortuna toccò questa volta a Godenzo, il quale da gran tempo non la godeva; il neomista era il rev. don Eriberto Ricca. Lasciando la narrazione di tutto il resto, ch'è solito di simili festività, non posso a meno di accennarvi al discorso di occasione pronunciato con forbitezza e caldo affetto e di tutta attualità dal rev. curato di Fiavé. I due punti del discorso erano: Il sacerdote per i suoi poteri è superiore a tutte le creature e merita perciò rispetto e venerazione; il sacerdote è l'uomo più vantaggioso alla società e quindi merita gratitudine e amore. La musica fu classica in tutta la funzione del mattino e del pomeriggio, ed era più che giusto che per tal modo si omaggiasse uno degli allievi più intelligenti e pratici nel corteo sacro, quale è don Ricca. Al pranzo di oltre trenta coperti, con buon contingente di sacerdoti e chierici, non mancarono i brindisi e le poesie d'occasione. Cominciò con forbita e soda prosa il m. rev. don Lorenzo Guetti parroco emerito in pensione, sincopando la vita di S. Eriberto ed appropriandola al novello levita; seguì un ode dei cugini Floriolli, un inno del curato locale don Trentini, un carme del fratello chierico, un' altra affettuosa poesia dello studente di VIII° corso Carli Geremia, un forte sonetto improvvisato da don Narciso Sartori, infine un acrosticon del reverendissimo sig. Decano D. Dalrì, che mi pregio riprodurre in fine, per far conoscere ai nostri moderni latinisti come s'imparava e si insegnava mezzo secolo fa  nelle nostre scuole a sistema retrogrado!
Don ricca commosso ringraziò tutti ed invitò a brindare a Leone XIII, al Vescovo, a S. Maestà l'Imperatore con triplice evviva, e cui ex-corde fecero eco i convitati tutti. A completamento e chiusa presa occasione da questo brindisi, don Guetti juniore presso a poco soggiunse: Mi permettano, signori, un' aggiunta di spiegazione alle parole del mio discorso, dove accennai alla concordia per le battaglie incruente, e cruente ancora se occorressero, per Dio e per la patria.
Con felice pensiero il novello pastore ci invitò al triplice evviva: al Papa, al Vescovo, all'Imperatore; a quel papa che con sapientissime encicliche di tutta attualità ci addita il campo da combattere per Iddio, a cui e più davvicino si associa il Vescovo nostro immediato duce; a quell'Imperatore, il quale festeggiato da noi in modo singolarissimo ci graziava di sua visita sovrana in questi dì, dandoci l'arra più sicura della vicina vittoria nella lunga lotta che sosteniamo per la patria nostra. - E quindi brindo alla concordia costante che sempre più deve regnare tra noi nelle battaglie per Dio e per la patria, sicuri di non lontano trionfo. - Eccovi il bellissimo acrosticon che in brevi tocchi riepilogò il discorso d'occasione: