sabato 26 aprile 2014

Riflessioni sull'incendio di Tione del 1895

La Famiglia Cristiana, 30 agosto 1895

Tione, 27
(Riflessioni sull'incendio di Tione). Chi, come lo scrivente, ebbe l'occasione di vedere nei passati mesi questa borgata così gaia, pulita, piena di vita e di moto e la vede ora devastata dall'incendio, ne riceve una si dolorosa impressione, che difficilmente a parole riesce di esprimere.
A mio credere pochi incendii hanno avuto conseguenze tanto fatali come questo, e le cause, vedi sapienza umana! devono essere principalmente ricercate, o meglio riconosciute, nelle molteplici opere colle quali i fabbricati nel processo del tempo sono stati riuniti per renderli invulnerabili alle fiamme! Secondo il costume e le necessità del paese le case sono state costrutte in origine a due piani; l'inferiore in muratura coperta da pesantissime volte in pietrame e la parte superiore tutta di legno compresa la copertura fatta colle tradizionali scandole. Col tempo e coll'arricchirsi dei proprietarii, a questo secondo piano vennero sostituiti altri piani, ma, allo scopo evidente di sollecitare il lavoro e non disturbare la intera compagine della casa, negli erigenti muri si comprendevano le travi formanti la primitiva ossatura, di modo che anche case di aspetto civile si potevano considerare costruzioni miste, nelle quali il legname era stato gelosamente nascosto nella grossezza dei muri. - Si aggiunga a questo l'uso, o meglio abuso, del legname in tutto quanto possa servire in sostituzione del ferro, come per chiavi di volte, catene di capriate, tiranti ecc., il modo di costrurre i solai (qui denominati impropriamente volti piani) con spesse e grosse travi gli interstizii fra le quali sono riempiti di ciottoli e malta; l'uso delle cantinelle per i soffitti, e l'abitudine di riempire di segature e truccioli gli spazii vuoti che si comprendono fra il soffitto e l'impalcato; il tutto circondato e coperto da grossi strati di calcestruzzo o di intonaco: e si comprenderà di leggeri come nel caso il fuoco debba prendere con violenza, e per un certo tempo non combattuto, possesso di questi fabbricati, e difficilmente si riesca ad arrestarne l'opera distruttrice. - Il fatto poi che il gruppo di case così costrutte, le più cospicue e dove aveva sede tutto il movimento commerciale, era circondato o framezzato da case che dirò primitive, coi tetti tutti in legname protendentisi fino a pochi metri da terra, ricolme dei prodotti del suolo, come fieni, paglia, strame, fascine, legna e si aggiunga infine che la stagione correva secchissima, si comprenderà di leggeri come l'incendio, fatalmente appiccatosi quasi contemporaneamente in tre punti distanti l'uno dall'altro 400 m circa, divampasse con tale impeto, da rendere vano ogni sforzo inteso a salvare il paese, e come ogni abitante dovesse sentire non solo la necessità, ma il dovere di pensare, sul primo, alla salvezza sua, della propria famiglia e della sua roba; in ciò obbedendo anche all'ordine emanato in tale frangente con lodevole iniziativa, dagli stessi amministratori del Comune. - Era il comando del capitano che, vista inevitabile la rotta, gridava il: Si salvi chi può.
Ma le conseguenze?... La distruzione completa, parlando in generale, delle case dal tetto alle fondamenta!...
Tione, piazza Cesare Battisti, 1903
Il fuoco, che prima divampò con orribile furia avviluppando tutto e tutti, penetrò poi insidioso a cercare fra gli impalcati, fra mezzo ai muri, le grosse travi, le cantinelle, le catene, le segature, i truccioli, i rivestimenti, le mobiglie, le suppellettili, ed invano si prestò l'opera dei valorosi ed instancabili pompieri del paese e comuni circonvicini. Il fuoco con una insistenza invincibile continuò a divampare periodicamente in ogni casa, ed ancora oggi, dopo sette giorni, colonne di fumo si elevano qua e colà fra monti di macerie ad avvertire che l'opera distruttrice non è ultimata.
Poche eccettuate, le case sono rese inaccessibili, perché le muraglie screpolate e mancanti delle travi, che ne formavano l'ossatura, minacciavano da un momento all'altro ruina... Mentre scrivo sento di tratto in tratto degli scrosci, che indicano il cadere di muraglie, o di solai, o di volte; il paese è immerso in un' onda di polvere e di fumo, il suolo è cosparso di macerie d'ogni genere, la gente si muove e si agita fra tanto disastro spinta da mille bisogni e desiderii, di tratto in tratto ridestate dall'angoscioso stupore dallo scoppio della dinamite, colla quale precauzionalmente si demoliscono le case più minaccianti.
Come ultima e dolorosa conseguenza si verifica, che anche quel po' di roba che era stata nella fretta collocata nei sotterranei o sotto le volte, come in luoghi inaccessibili al fuoco, non sfuggì alla totale distruzione, e si contano a diecine e diecine le famiglie cui tutto è andato perduto ed a cui si affaccia terribile l'avvenire e più l'oramai non troppo lontano inverno coi suoi geli, le sue nevi, le sue miserie!..
Susciti Iddio in ogni persona buona e gentile un senso di pietà per tanti sventurati, e la cittadina carità venga a lenire tanta sciagura!... Già si è costituito un Comitato locale per raccogliere le offerte, già queste arrivano con qualche abbondanza, e di alcune, veramente generose, sarebbe doveroso il parlarne; ma il bisogno è così grande, è tale lo spettacolo di miseria che si presenta a questa povera popolazione, non solo per le perdite subite, ma per quelle che ne saranno inevitabile conseguenza, che ogni soccorso sarà sempre inferiore al bisogno, e quindi non dobbiamo stancarci di dare e di chiedere per essa. - Porti ognuno generoso il suo obolo; l'amore d'Iddio, della patria, del prossimo l'impone!
Ing. Garuti