domenica 3 novembre 2013

L'incendio di Seo del 1862

"La Gazzetta di Trento", 13 giugno 1862

Stenico 10 giugno 1862
(Nostro carteggio particolare)

Nel pomeriggio di ieridì un terribile incendio privava di tetto venticinque famiglie nel villaggio di Seo. Appiccato il fuoco nel coperto a paglia di Antonio Begnini all'estremità orientale del paese, in brev'ora si dilatò a distruggere due terzi delle abitazioni, e sebbene non fosse la fiamma alimentata dal vento, la mancanza d'acqua e l'assenza di tutte le persone operose che si trovavano o in campagna o alle Sacre Funzioni in Stenico, lasciarono al fuoco facile esca negli ammonticchiati e piramidali coperti di paglia. Giunsero in breve sul luogo del disastro gli ii. rr. Impiegati Pretoriali, l'i.r. Agente Forestale e Gendarmeria con molti accorrenti dai vicini villaggi e specialmente da Stenico, ed una ben diretta cooperazione di consiglio e di forza arrivò a circoscrivere il fuoco ed impedire un maggior dilatarsi. La canonica fu salvata per la sola bravura degli accorsi sebbene fosse più volte investita. Grazie al Cielo nessuna vittima umana. Il danno, però non ancora esattamente rilevato, si fa ascendere a fiorini 20000; il prezzo d'assicurazione a soli fiorini 7500. Furono arsi tutti i bachi da seta che in punto da andare al bosco e di bellissimo aspetto si distinguevano forse da tutti quelli degli altri villaggi.
Quantunque sembri che l'incendio sia stato malignamente appiccato, tuttavia la deplorabile circostanza dei tetti di paglia lo alimentò di leggeri, ed ogni angolo del distretto sarà così fra pochi anni stato visitato dal terribile elemento, come nell'ultimo decennio si vide. Ma alla sciagura non havvi rimedio, le future non si possono o non si vogliono prevenire, e per la ultima sofferta non possiamo per ora che tributare un meritato elogio a tutti gli accorsi ii. rr. Impiegati, alla Gendarmeria, agli organi comunali, agli abitanti dei vicini villaggi e specialmente di Stenico, per la ben intesa direzione, pel valido consiglio, per l'energia dell'opera, per l'annegazione, e per la carità che tutti distinse. Da noi non si tributa che lode, mentre i disgraziati attendono da chi può, da chi li regge, da chi è lor misericorde un soccorso reclamato dalla tremenda sciagura, e sentito nel lato più vitale dell'esistenza.